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Ultime novità sulla terapia ormonale sostitutiva (TOS): la posizione dei ginecologi americani

Sulla propria rivista ufficiale, Menopause: The Journal of The North American Menopause Society, la società scientifica statunitense ha aggiornato la propria posizione sui rischi e sui benefici della terapia ormonale in menopausa in un documento che aggiorna l’edizione del 2012.

«La terapia ormonale rappresenta il trattamento più efficace per i sintomi vasomotori e per la sindrome genito-urinaria della menopausa» afferma JoAnn Pinkerton, dello University of Virginia Health System di Charlottesville, che ha presieduto il gruppo di lavoro. Tra le linee guida classificate come di livello alto, si afferma che la probabilità più alta che i benefici sintomatici superino i rischi si presenta quando la terapia viene iniziata all’età di 60 anni o meno, e comunque entro 10 anni dall’inizio della menopausa. Nel documento si legge che per l’eliminazione dei sintomi genito-urinari la terapia estrogenica vaginale a bassa dose è preferibile rispetto a quella sistemica.

Si afferma inoltre che i medici dovrebbero discutere con la paziente i rischi di malattie cardiache e mortalità per tutte le cause, che sono generalmente maggiori se la terapia ormonale viene avviata più di 10 anni dopo l’inizio della menopausa o dopo l’età di 60 anni. Gli autori sottolineano che non esistono dati per supportare la sospensione di routine nelle donne di 65 anni. Per le donne di età inferiore ai 60 anni o che si trovano entro i 10 anni dalla comparsa della menopausa e non presentano controindicazioni particolari, il rapporto rischio/beneficio è più favorevole per il trattamento di sintomi vasomotori fastidiosi e per le donne a elevato rischio di perdita ossea o di frattura. Per le donne che iniziano la terapia ormonale più di 10 o 20 anni dopo l’inizio della menopausa o sono di età superiore ai 60 anni, il rapporto rischio/beneficio sembra meno favorevole a causa dei maggiori rischi assoluti di malattia coronarica, ictus, tromboembolia venosa e demenza. La durata della terapia dovrebbe seguire indicazioni documentate come sintomi vasomotori persistenti o perdita di osso, in base a un processo decisionale condiviso e con rivalutazione periodica. Per i sintomi genitourinari fastidiosi non alleviati da farmaci da banco e in assenza di indicazioni per l’uso di terapia ormonale sistemica, si raccomandano terapie estrogeniche vaginali a bassa dose o altre terapie. (da Doctor33)

Menopause. 2017. doi: 10.1097/GME.0000000000000921
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28650869

Scritto il 3 luglio, 2017


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